Tentacolo del polpo a braccio robotico
Bentornati..
Sempre in tema estivo questa volta parliamo del tentacolo del polpo, nel sugo o all’insalata con una spruzzata di limone e prezzemolo???!!!!
No, forse mi sono confusa con la rubrica di cucina!
Il tentacolo è fonte d’ ispirazione non solo per gli chef ma anche per gli ingegneri che lavorano nel campo della robotica per sviluppare delle attrezzature che potranno permettere ai medici di operare in cavità molto strette del corpo dove l’essere umano farebbe difficoltà ad arrivare.
Riflettiamo:
Il polpo può afferrare e stringere oggetti anche in spazi molto ridotti, i suoi tentacoli possono piegarsi in ogni direzione, e irrigidirsi al bisogno. I ricercatori hanno realizzato che un braccio robotico simile potrebbe essere fondamentale per eseguire interventi chirurgici mini invasivi, permetterebbe di operare pazienti che altrimenti dovrebbero sottoporsi a procedure mediche più complesse e di conseguenza più pericolose.
Cecilia Laschi
No, non è un influencer, e purtroppo per questo non abbastanza sotto le luci dei riflettori!
È un orgoglio italiano, una pioniera nel campo della robotica, conosciuta a livello mondiale per aver messo a punto una nuova generazione di robot definiti soft (octopus) perché privi di struttura rigida e espirati alla destrezza del polpo.
Lei stessa afferma che la sua ricerca è stata ispirata dai suoi tentacoli:
«Cercavamo qualcosa che fosse opposto rispetto all’idea tradizionale di robotica rigida con cui, per applicazioni industriali ad esempio, emulavamo la struttura di un braccio umano. Il polpo è stato la risposta giusta non solo perché non ha scheletro ed è quindi soffice, ma anche perché il suo corpo ha comportamenti complessi rispetto all’ambiente che lo circonda. Ha quella che chiamiamo embodied intelligence, ovvero la capacità di adattarsi e reagire agli stimoli esterni senza che sia il cervello a indicarglielo: non reagisce solamente agli impulsi, ma li previene e si adatta. Inoltre, nonostante l’assenza di elementi rigidi, fa tutto ciò che ci si aspetta da un robot: afferra gli oggetti, li manipola, cammina su qualsiasi superficie e nuota con la propulsione a getto pulsato. All’occorrenza la sua struttura muscolare è orientata in modo da poter irrigidirsi a sufficienza. Non so perché non ci avevamo mai pensato, ma era il modello perfetto» (Intervista al Messaggero)
Insieme ad altri colleghi hanno realizzato un robot marino che cammina sui fondali evitando gli ostacoli e raccogliendo campioni di sedimenti per cercare le micro-plastiche in mare (ed è così che la robotica viene in aiuto dell’ecosistema marino!)
A questo punto se un robot è stato creato da un intelligenza umana, la fonte d’ispirazione da chi è stata creata??!!!